DISABILI, CONCLUSA LA CONFERENZA DI FIRENZE. E ORA?
L’OPINIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUTILATI E INVALIDI CIVILI
Con l’intervento del Ministro Poletti si è chiusa nella tarda mattinata di sabato 17 settembre la V Conferenza Nazionale sulle politiche della disabilità, organizzata a Firenze dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. È stata l’occasione innanzitutto per valutare lo stato di attuazione del primo programma di azione biennale, per poi esaminare le linee guida del secondo tracciate nel documento approvato dall’Osservatorio nazionale sui diritti delle persone con disabilità. L’ANMIC, presente in tutti i gruppi di lavoro, ha fatto sentire la sua voce, evidenziando la pressoché totale inattuazione del primo piano e presentando tre documenti rispettivamente in materia di collocamento mirato e jobs act, di accertamento della invalidità civile, cecità, sordità, handicap e disabilità e sul “dopo di noi”.
“Si sono volute riassumere e rappresentare per iscritto da parte dell’ANMIC – dice il Presidente Nazionale Pagano – le posizioni espresse nei gruppi di lavoro dell’Osservatorio che, tuttavia, non avevano trovato riscontro nella proposta di programma dallo stesso approvate”.
“E’ grave – continua Pagano – che alcuni rapporteur dei gruppi non abbiano dato riscontro ai contributi ANMIC, con un incomprensibile comportamento di ostracismo”.
L’ANMIC è intenzionata a chiedere al Ministro del lavoro la riforma dell’Osservatorio, in linea con le preoccupazioni espresse dal Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità, nel senso di una sua trasformazione in organismo permanente e rappresentativo delle associazioni di categoria effettivamente radicate in ambito nazionale.
“In ogni caso – conclude Pagano – continueremo in tutte le sedi la nostra battaglia affinché lo snellimento delle procedure di accertamento dei presupposti medico-legali, la serietà ed equità delle valutazioni, la loro trasparenza e collegialità, la tutela dei lavoratori disabili in tutto lo sviluppo del rapporto di lavoro, l’abolizione della esclusività della chiamata nominativa, la lotta contro le discriminazioni, la maggiore aderenza del “dopo di noi” alla realtà della condizione dei disabili gravi privi di sostegno familiare, possano trovare una adeguata disciplina normativa”.